Nella crisi bellica in corso tra Russia e Ucraina anche le materie prime diventano un’arma: la Cina si schiera con la Russia acquistando il suo grano e scatena le proteste dell’Australia per la violazione delle sanzioni occidentali
In pieno scontro bellico tra Russia e Ucraina, arriva dalla Cina una comunicazione che ha destabilizzato il mercato delle materie prime alimentari: Pechino ha deciso di acquistare il grano russo.
In un momento in cui l’Unione Europea ha annunciato invece ingenti sanzioni contro la Russia, questo annuncio segna una netta presa di posizione da parte della Cina, nonché un ostacolo per la stessa Unione Europea.
L’intesa sul grano, in realtà, era già stata stipulata lo scorso 8 febbraio in occasione della visita del presidente russo Vladimir Putin a Pechino per le olimpiadi invernali, ma è stato confermato dalla Cina solamente il 24 febbraio.
Russia e Ucraina, leader nella produzione di grano
La Russia, a oggi, è la prima nazione al mondo per produzione ed esportazione di grano, mentre l’Ucraina è al quarto posto. Le due nazioni, insieme, coprono ben il 29% del fabbisogno del commercio mondiale di grano, il 19% dell’export di mais e addirittura l’80% dell’export dell’olio di girasole.
Al momento alla Borsa merci di Chicago i prezzi del grano hanno raggiunto gli stessi livelli toccati durante le rivolte del pane del 2011.
Inoltre, e questo è un dato ancora più rilevante, finora la Russia non era mai riuscita a conquistare il mercato cinese.
Cosa significa l’apertura cinese per l’Ue?
Le conseguenze della guerra in Ucraina e delle sanzioni applicate dall’Ue si potrebbero notare già nei prossimi mesi, comportando una carenza, in Europa, di grano e cereali nonché un forte aumento dei loro prezzi, come già avvenuto per gas e petrolio.
Ma la conseguenza più rilevante dell’apertura della Cina è che quest’ultima, con l’acquisto del grano, aiuterà in maniera consistente la Russia ad affrontare le sanzioni imposte dall’Unione Europea per l’aggressione militare all’Ucraina.
Durissime le critiche al governo cinese da parte dell’Australia, che attraverso il premier Scott Morrison ha annunciato nuove sanzioni nei confronti degli oligarchi e dell’establishment russo.
…e per l’Italia?
L’Italia, per la produzione di pane e biscotti, importa il 64% del suo fabbisogno di grano: secondo una stima della Coldiretti, nel 2021 ha importato circa 120 milioni di chili di grano dall’Ucraina e 100 dalla Russia.
Ne deriva che la crisi Russia-Ucraina e l’aumento dei prezzi delle materie prime possono peggiorare ulteriormente la situazione, riflettendosi nel conseguente aumento del prezzo dei prodotti finali come pane, farina e anche mangimi per animali.
Consorzi Agrari d’Italia (CAI) afferma quindi che bisogna impegnarsi per evitare che la crisi si ripercuota negativamente su consumatori e agricoltori, impedendo ogni possibile speculazione nella filiera produttiva.