Morato Pane è la prima azienda in Italia a impegnarsi per lo sviluppo sostenibile del pane industriale, ponendolo come punto essenziale del bilancio di sostenibilità del gruppo. Ecco quali sono i suoi progetti di compensazione dell’impatto ambientale
In occasione del suo 50° anniversario, l’azienda veneta Morato Pane, specializzata nell’ambito del bakery industriale, ha avviato il progetto “Più Natura, Più Qualità”, ribadendo con forza la sua attenzione all’ambiente e adottando un approccio sostenibile, basato sulla riduzione della carbon footprint dei prodotti e dei processi di produzione.
Morato, infatti, è la prima azienda italiana a impegnarsi per lo sviluppo sostenibile del pane industriale, avendo recentemente aderito al “Programma per la valutazione dell’Impronta Ambientale” promosso dal Ministero della Transizione Ecologica: in questo modo, viene così avviato lo studio della carbon footprint dei suoi prodotti di punta, per misurarne l’impatto ambientale per poterlo eventualmente correggere e ridurre.
Cos’è la carbon footprint?
La carbon footprint è un parametro utilizzato per misurare le emissioni di gas serra causate da un prodotto, un’organizzazione, un servizio o un evento o anche un individuo, espresse generalmente in tonnellate di CO2 equivalente.
Secondo le indicazioni del Protocollo di Kyoto, i gas serra che vanno presi in considerazione sono: anidride carbonica (CO2, da cui il nome carbon footprint), metano (CH4), monossido di diazoto (N2O), idrofluorocarburi (HFC), perfluorocarburi (PFC) ed esafluoruro di zolfo (SF6).
Questo parametro può essere utilizzato per determinare gli impatti ambientali che le emissioni hanno sui cambiamenti climatici causati dall’uomo.
La compensazione della carbon footprint
Attraverso la carbon footprint, quindi, è possibile ottenere una misurazione esatta e certificata della quantità di CO2 emessa nelle varie fasi di un ciclo di vita di un prodotto. Conoscendo questi dati, si possono programmare delle azioni mirate alla riduzione, ed è proprio in questa fase che entra in gioco il concetto di compensazione, cioè la possibilità di neutralizzare le emissioni residue attraverso il sostegno a progetti che rilascino “crediti positivi di anidride carbonica equivalente” o a programmi che utilizzino energie rinnovabili o favoriscano la piantumazione di alberi.
I crediti positivi di anidride carbonica equivalenti, verificati conformemente allo standard Voluntary Carbon Standard (VCS), vengono utilizzati per compensare le emissioni residue generate dalle proprie attività. Ed è così che un’attività di impresa può essere definita “carbon neutral”.
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